Luoghi da visitare

ROCCACARAMANICO

Veduta dal Roccione

Con i suoi 1050 metri di altitudine, posto alla pendici del Morrone è il Borgo più alto della Provincia di Pescara.

Sorto come punto strategico, di osservazione e di difesa, Roccacaramanico intreccia la sua storia con Sant’Eufemia (di cui ne è frazione) e Caramanico.

Oggi è uno dei Borghi più visitati della nostra regione e la sua fama cresce giorno dopo giorno ma noi, in questo spazio,vogliamo parlarvi di Roccacaramanico attraverso il racconto della storia di  quello che fu il suo ultimo abitante.

Quando si mensione Roccacaramanico non si può non associare a questo meraviglioso paesello un altrettanto meravigliosa figura: quella di Pasqualino De Iulio.

Così come Pasqualino non  poteva fare a meno di Roccacaramanico, la storia dell’arroccato Borgo non può e non potrà mai fare a meno di lui; e del “Direttore di Banda” (così lo aveva nominato Tommaso Viola) non ne poteva fare a meno chi frequentava Roccacaramanico e chi aveva la fortuna di conoscerlo. Il personaggio di Pasqualino spiccava perchè amava la vita, amava la sua adorata moglie Dosolina, amava la baldoria, il bicchiere di vino e “li ddu botte”, ma soprattutto amava “La Rocca”: un amore spassionato ed egoista; a lui lì piaceva stare, lui solo lì era felice. Aveva sei figli, Maria in Toscana, Giovina, Chiara, Amabile e Romolo emigrati in Australi e l’ultima, Elda, nella vicina Sant’Eufemia. Aveva la possibilità di stare in qualsiasi di questi posti , con i propri figli, eppure ha sempre scelto di restare nella sua Rocca, prima con la moglie, e poi, dopo la sua scomparsa, solo. Ness

Il Borgo completamente ristrutturato

Il Borgo completamente ristrutturato

uno poteva spostarlo da lì, nè per un prenzo domenicale, nè per una abbondante nevicata. La sua salute era di ferro, mai un giorno di ospedale, sempre vispo e allegro: per lui il merito era del vino e dell’aria pulita della sua Rocchetta…e considerato la sua vita come dargli torto. Aveva “li du botte” (l’organetto) per accogliere gente in allegria, ed era fornito di tamburo, piatti, trinagolo e armonica per farsi accompagnare, chiunque entrava a casa sua doveva farsi un bicchiere di vino e doveva suonare, e si arrabbiava se il visitatore non faceva bene entrambe le cose. Durante il “concerto” era vietato ciarlare e qualunque contrattempo avvertiva dava lo stop con l’ammonimento: “tititipp e tiri tappe” il che significava “ci risiamo”. Dell’ orchestra improvvisata ne volevano far parte tutti, bambini e adulti, ad una prima sicuramente ne sarebbe seguita una seconda ed una terza. Era l’attrattiva di Roccacaramanico. Il suo modo di vivere ne delineò un carattere sereno, pacato, tranquillo, saggio: “po po po…le chiaccher se le port l went”… questo amava dire per esprimere la sua solitaria e concreta filosofia di vita.

Durante tutta la sua esistenza non ha mai nominato la parola morte, ne fece riferimento solo una volta, una mattina dell’inverno del 1993, dicendo queste parole: “vi sto per lasciare”; aveva 91 anni, non stava male e non soffriva di alcun malore, ma le persone che vivono amando ogni istante della propria vita avvertono nel loro cuore il momento dell’abbandono; se ne andò qualche ora dopo: era pronto il pranzo e il suo bicchiere di vino era pieno al solito posto..fu l’unica volta che ve ne rinunciò.

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